Passare il tempo nel coltivare domande ponendosi dubbi, fermarsi a riflettere e rimanere stupiti delle scoperte di luoghi di squisita bellezza e la costruzione lenta e progressiva di un mondo ricco di significato aprono la mente ad immagini di un lontano passato e con esso la curiosità …………………. una curiosità che è talmente forte che mi porta dove vuole lei.
………..ed entriamo in Cambogia dalla provincia settentrionale di Kratie, una delle zone meno conosciute di questo paese. Colpisce questo immenso senso di isolamento che circonda questi luoghi disabitati praticamente impenetrabili.
Non c’è niente che valga un viaggio in questa regione se non una vaga idea della Cambogia autenticamente vera. Kratie non offre niente al di là del fascino coloniale dei suoi edifici affacciati sul Mekong. Ma al tempo stesso è difficile rimanere indifferenti al fascino di questo paese sospeso tra le meraviglie dei suoi siti archeologici e l’odissea dei Khmer Rossi in un paese tra i più interessanti del Sud-Est asiatico.
I delfini …………………… il posto è meravigliosamente rilassante.
La strada per Kompong Cham si distende quasi all’infinito. Il panorama si allarga e gli orizzonti si dilatano in un susseguirsi di quelle che un tempo erano foreste di tek ma che ora sono desolatamente spoglie. Lo sfruttamento del territorio si presenta con aspetti drammatici. Gli agricoltori cambogiani disboscano il territorio appiccandovi il fuoco per poterlo coltivare nei due o tre anni successivi, dopodiché lo abbandonano e la tribù si sposta alla ricerca di nuovi territori. Questo comportamento ha trasformato il territorio in una landa di sterpaglie dove gli alberi si contano sulle dita di una mano ed è un vero peccato.
L’aria si fa più calda, e i colori si attenuano con la vicinanza della sera quando arriviamo a Kompong Cham. Struttura interessante il Wat Nokor, forse un po’ misterioso nella sua composizione caratterizzata da un importante tempio principale di età pre-angkoriana. Da iscrizioni trovate nelle vicinanze gli studiosi hanno dedotto che possa trattarsi di una delle capitali di Jayavarman, ma non sono stati eseguiti scavi che possano confermarlo.
All’interno un tempio dipinto con colori cangianti, molto animato e frequentato da bambini che giocano ed anziani che chiacchierano con monaci buddhisti.
Particolare tecnica di costruzione in strutture già viste in altre parti del mondo……
All’esterno ci sono stupa con molti edifici adibiti a varie funzioni di culto.
Siamo in piena foresta a circa 30 km da Kompong Thom.
Seguiamo i capricci incessanti del suo fiume che scorre parallelo al Mekong fino a raggiungere Sambor Prei Kuk distesa lungo la valle dello Stung Sen.
Templi e santuari sono in gran parte ricoperti dalla giungla e disseminati in una vasta area di alcuni km quadrati; se ne contano un centinaio completamente rivestiti da alberi e radici che nel corso dei secoli hanno scolpito e caratterizzato questo luogo.
Alcuni sono in discrete condizioni anche se qui la vegetazione ha lasciato il segno.
Alcuni particolari interni……
…………..ed esterni.
Circa la metà delle costruzioni sono parzialmente in piedi in condizioni pessime mentre il resto è crollato, seppellito nel terreno e dimenticato dal tempo.
Siamo nell’anno 800. Mentre nelle Americhe si consumava misteriosamente il collasso della civiltà maya e l’Europa annaspando negli anni bui del Medioevo incoronava Carlo Magno imperatore del Sacro Romano Impero, in questa parte del mondo un principe Khmer saliva al trono di Shiva gettando le basi del suo nuovo regno non lontano da Roluos. Il suo successore Suryavarman II, di origine Malese, si fece consacrare “imperatore universale” gettando le basi di una grande capitale e così nacque il primo sito di Angkor, uno dei più vasti complessi esistenti sulla terra……..questa è la sua entrata.
Angkor da sempre ha saputo eccitare la mia fantasia ed ora sono qua, nel più grande, nel più famoso di tutti i templi: l’Angkor Wat dove le sue torri, che hanno colpito l’immaginazione di tutto il mondo sono la sua bandiera. Entro lentamente assaporando questi istanti ………….. ripensando a quante volte le immagini sulla carta patinata o in alcune scene di film hanno stimolato i miei sogni. Mi accompagnano le Apsaras, onnipresenti sulle pareti dei tempi di Angkor, corpi aggraziati con volti angelici che più che rappresentare uno spettacolo sono un rito sacro in movimento, ballerine che riproducono il grande Naga, il serpente creatore della Cambogia.
Cammino per ore in questo scenario onirico. Ovviamente il tempio principale si vede solo scostando tonnellate di turisti, ma L’Angkor Wat è qui in tutto il suo splendore.
Le massime espressioni della cultura Khmer da sempre sono la scultura e la danza. Perfetta sintesi di queste due arti sono le Apsaras (danzatrici celesti) ed i bassorilievi scolpiti sul muro esterno.
Capolavori che si mostrano in tutto il loro splendore, i più belli di tutta Angkor, rappresentano il centro per l’universo induista: storie di guerre tra Rama e Ravana e poi eserciti guerrieri, divinità Indù, storie di Krishna, Rama il re Indra che va in battaglia con il suo seguito……… e nemmeno la giungla, il sole cocente e fori di proiettile lasciati dai Khmer Rossi sono riusciti a cancellare la magia e il fascino di questo posto.
Ti controllano dall’alto con gli occhi puntati in tutte le direzioni dell’impero Khmer …….. i loro volti ti guardano con impassibile totale distacco, e rimarranno impressi per sempre nella memoria di chi li guarda, fanno la guardia ad un mondo che rifiuta di estinguersi carichi di significati enigmatici ……….. come enigmatica fu la sua origine. Sorto in un’epoca di transizione da bramanesimo a buddhismo siamo a Angkor bayon, si tratta di un edificio sacro dedicato agli dei adorati nel medioevo dalla popolazione Khmer.
Costruito dal primo re di Angkor che si autoproclamò “ re del mondo”, un altro dio…………. tecnica piramidale a diversi livelli che rappresentano il Naga alla prima terrazza, il Garuda nella seconda e poi altre divinità nelle successive, con gradini alti per slanciare la piramide al cielo.
Elefanti agli angoli simbolo dell’eternità mentre i leoni sorvegliano l’entrata. Bellissima la torre centrale che ricorda l’Angkor Wat.
Banteay Samre è un piccolo gioiello ben conservato è il punto d’arrivo di un lungo viale che lo collega ad altri templi.
I fregi rappresentano Shiva e Vishnu.
……in un contesto che trasmette una serenità infinita la mia immaginazione vaga tra questi edifici oramai abbandonati arsi dal sole di centinaia di estati ma capaci anche oggi, a distanza di secoli, di regalare forti emozioni, un miraggio……..no un gioiello.
………………………..interamente tappezzato di bassorilievi oserei dire talmente perfetti che si potrebbero passare ore ad ammirarli, veri e propri capolavori artigianali. Siamo a Banteay Srei e queste foto parlano da sole.
Chiamata anche “cittadella delle donne”, è praticamente stupendo. E’ impossibile descrivere in poche parole capolavori di queste proporzioni, e a volte anche le foto fanno fatica a dare potenza delle immagini.
A Baphuon non resta niente dell’antico splendore tranne un ammasso di pietre……..
………ma a me piace ricordarla com’era nel suo massimo splendore, un autentico capolavoro, massima espressione architettonica propria dell’arte khmer. Costruire edifici di queste proporzioni era un’impresa per quel tempo, pagata ora a caro prezzo……
Lungo il viale ai bordi del palazzo reale fu costruita questa terrazza chiamata degli elefanti, e da qui la corte reale assisteva agli spettacoli nella grande piazza.
Il tempio di Beng Mealea è ancora invaso dalla vegetazione, pochi i turisti, siamo a una sessantina di km da Siem Reap. Lasciamo uno sterrato per incamminarci su un antico viale.
Quello che si apre davanti è un palcoscenico imprigionato da una soffocante vegetazione, cumuli di pietra e soffitti crollati tra i quali è possibile intravedere particolari sui quali la natura non ha ancora avuto il sopravvento.
Ma si resta a bocca aperta davanti a rovine così portenti, orgogliose di sopravvivere alla potenza della natura.
Arriviamo in mattinata nel sito archeologico di Koh Ker – Chok Gargyar, rimasta isolata a causa della presenza massiccia di mine inesplose, da qualche anno è accessibile grazie ad un corridoio che forma un’ampia zona sminata, ma l’isolamento questa volta non ha giovato alla conservazione del patrimonio artistico. Qui la vegetazione la fa da padrona ed i predatori hanno fatto scempio di quello che rimaneva.
Il sito si raccoglie nel suo nucleo centrale nel quale troviamo il tempio di stato con altre strutture minori.
Interessante è questa piramide dove in cima, distrutta dalle mine khmer, un colossale linga citato in alcune iscrizioni d’epoca dominava quella che un tempo fu una capitale.
La bellezza del Ta Prohm, sembrerà strano, è la sua decadenza, la sua apparente mancanza di cure, il suo essere stato dimenticato e lasciato in balia degli elementi. Un posto che trasuda millenni da tutto, dalle pietre, dalle piante immense che inghiottono, avvolgono con i loro tentacoli edifici maestosi.
Uno scontro impari tra la forza dell’uomo e quella della natura. Ma qui è la natura a fare da padrona, e le radici degli alberi strangolano gli edifici rivendicando la proprietà del sito utilizzato per girare il film Tomb Raider e ispiratore di molti scrittori.
Ta Keo ha una forma piramidale circondata da un fossato, rappresenta il Monte Meru. Iniziato intorno all’anno 1000 e mai terminato, è imponente e massiccio ma non mi trasmette nessuna sensazione al contrario di altri siti.
I guerriglieri Khmer hanno seminato di mine il territorio cambogiano per anni. Secondo gli specialisti in Cambogia vi sono circa 10 MILIONI di mine, e ci vorranno decine di anni per bonificare il suolo. I siti archeologici principali sono accessibili solo tramite sentieri sminati.
Un consiglio che mi sento di darvi è quello di non abbandonare mai il sentiero principale: ancora oggi si contano un altissimo numero di incidenti che colpiscono prevalentemente bambini, principali vittime di questi spregevoli ordigni concepiti esclusivamente per mutilare le vittime. Siamo arrivati alla fine di questo viaggio e colgo l’occasione per ringraziare per la stupenda compagnia: Massimo, Nicola, Gigi.
Mr.Olimpio, Alessandro e Domenico
Templi e santuari sono in gran parte ricoperti dalla giungla e disseminati in una vasta area di alcuni km quadrati; se ne contano un centinaio completamente rivestiti da alberi e radici che nel corso dei secoli hanno scolpito e caratterizzato questo luogo.
Alcuni sono in discrete condizioni anche se qui la vegetazione ha lasciato il segno.
Alcuni particolari interni……
…………..ed esterni.
Circa la metà delle costruzioni sono parzialmente in piedi in condizioni pessime mentre il resto è crollato, seppellito nel terreno e dimenticato dal tempo.
Siamo nell’anno 800. Mentre nelle Americhe si consumava misteriosamente il collasso della civiltà maya e l’Europa annaspando negli anni bui del Medioevo incoronava Carlo Magno imperatore del Sacro Romano Impero, in questa parte del mondo un principe Khmer saliva al trono di Shiva gettando le basi del suo nuovo regno non lontano da Roluos. Il suo successore Suryavarman II, di origine Malese, si fece consacrare “imperatore universale” gettando le basi di una grande capitale e così nacque il primo sito di Angkor, uno dei più vasti complessi esistenti sulla terra……..questa è la sua entrata.
Angkor da sempre ha saputo eccitare la mia fantasia ed ora sono qua, nel più grande, nel più famoso di tutti i templi: l’Angkor Wat dove le sue torri, che hanno colpito l’immaginazione di tutto il mondo sono la sua bandiera. Entro lentamente assaporando questi istanti ………….. ripensando a quante volte le immagini sulla carta patinata o in alcune scene di film hanno stimolato i miei sogni. Mi accompagnano le Apsaras, onnipresenti sulle pareti dei tempi di Angkor, corpi aggraziati con volti angelici che più che rappresentare uno spettacolo sono un rito sacro in movimento, ballerine che riproducono il grande Naga, il serpente creatore della Cambogia.
Cammino per ore in questo scenario onirico. Ovviamente il tempio principale si vede solo scostando tonnellate di turisti, ma L’Angkor Wat è qui in tutto il suo splendore.
Le massime espressioni della cultura Khmer da sempre sono la scultura e la danza. Perfetta sintesi di queste due arti sono le Apsaras (danzatrici celesti) ed i bassorilievi scolpiti sul muro esterno.
Capolavori che si mostrano in tutto il loro splendore, i più belli di tutta Angkor, rappresentano il centro per l’universo induista: storie di guerre tra Rama e Ravana e poi eserciti guerrieri, divinità Indù, storie di Krishna, Rama il re Indra che va in battaglia con il suo seguito……… e nemmeno la giungla, il sole cocente e fori di proiettile lasciati dai Khmer Rossi sono riusciti a cancellare la magia e il fascino di questo posto.
Ti controllano dall’alto con gli occhi puntati in tutte le direzioni dell’impero Khmer …….. i loro volti ti guardano con impassibile totale distacco, e rimarranno impressi per sempre nella memoria di chi li guarda, fanno la guardia ad un mondo che rifiuta di estinguersi carichi di significati enigmatici ……….. come enigmatica fu la sua origine. Sorto in un’epoca di transizione da bramanesimo a buddhismo siamo a Angkor bayon, si tratta di un edificio sacro dedicato agli dei adorati nel medioevo dalla popolazione Khmer.
Costruito dal primo re di Angkor che si autoproclamò “ re del mondo”, un altro dio…………. tecnica piramidale a diversi livelli che rappresentano il Naga alla prima terrazza, il Garuda nella seconda e poi altre divinità nelle successive, con gradini alti per slanciare la piramide al cielo.
Elefanti agli angoli simbolo dell’eternità mentre i leoni sorvegliano l’entrata. Bellissima la torre centrale che ricorda l’Angkor Wat.
Banteay Samre è un piccolo gioiello ben conservato è il punto d’arrivo di un lungo viale che lo collega ad altri templi.
I fregi rappresentano Shiva e Vishnu.
……in un contesto che trasmette una serenità infinita la mia immaginazione vaga tra questi edifici oramai abbandonati arsi dal sole di centinaia di estati ma capaci anche oggi, a distanza di secoli, di regalare forti emozioni, un miraggio……..no un gioiello.
………………………..interamente tappezzato di bassorilievi oserei dire talmente perfetti che si potrebbero passare ore ad ammirarli, veri e propri capolavori artigianali. Siamo a Banteay Srei e queste foto parlano da sole.
Chiamata anche “cittadella delle donne”, è praticamente stupendo. E’ impossibile descrivere in poche parole capolavori di queste proporzioni, e a volte anche le foto fanno fatica a dare potenza delle immagini.
A Baphuon non resta niente dell’antico splendore tranne un ammasso di pietre……..
………ma a me piace ricordarla com’era nel suo massimo splendore, un autentico capolavoro, massima espressione architettonica propria dell’arte khmer. Costruire edifici di queste proporzioni era un’impresa per quel tempo, pagata ora a caro prezzo……
Lungo il viale ai bordi del palazzo reale fu costruita questa terrazza chiamata degli elefanti, e da qui la corte reale assisteva agli spettacoli nella grande piazza.
Il tempio di Beng Mealea è ancora invaso dalla vegetazione, pochi i turisti, siamo a una sessantina di km da Siem Reap. Lasciamo uno sterrato per incamminarci su un antico viale.
Quello che si apre davanti è un palcoscenico imprigionato da una soffocante vegetazione, cumuli di pietra e soffitti crollati tra i quali è possibile intravedere particolari sui quali la natura non ha ancora avuto il sopravvento.
Ma si resta a bocca aperta davanti a rovine così portenti, orgogliose di sopravvivere alla potenza della natura.
Arriviamo in mattinata nel sito archeologico di Koh Ker – Chok Gargyar, rimasta isolata a causa della presenza massiccia di mine inesplose, da qualche anno è accessibile grazie ad un corridoio che forma un’ampia zona sminata, ma l’isolamento questa volta non ha giovato alla conservazione del patrimonio artistico. Qui la vegetazione la fa da padrona ed i predatori hanno fatto scempio di quello che rimaneva.
Il sito si raccoglie nel suo nucleo centrale nel quale troviamo il tempio di stato con altre strutture minori.
Interessante è questa piramide dove in cima, distrutta dalle mine khmer, un colossale linga citato in alcune iscrizioni d’epoca dominava quella che un tempo fu una capitale.
La bellezza del Ta Prohm, sembrerà strano, è la sua decadenza, la sua apparente mancanza di cure, il suo essere stato dimenticato e lasciato in balia degli elementi. Un posto che trasuda millenni da tutto, dalle pietre, dalle piante immense che inghiottono, avvolgono con i loro tentacoli edifici maestosi.
Uno scontro impari tra la forza dell’uomo e quella della natura. Ma qui è la natura a fare da padrona, e le radici degli alberi strangolano gli edifici rivendicando la proprietà del sito utilizzato per girare il film Tomb Raider e ispiratore di molti scrittori.
Ta Keo ha una forma piramidale circondata da un fossato, rappresenta il Monte Meru. Iniziato intorno all’anno 1000 e mai terminato, è imponente e massiccio ma non mi trasmette nessuna sensazione al contrario di altri siti.
I guerriglieri Khmer hanno seminato di mine il territorio cambogiano per anni. Secondo gli specialisti in Cambogia vi sono circa 10 MILIONI di mine, e ci vorranno decine di anni per bonificare il suolo. I siti archeologici principali sono accessibili solo tramite sentieri sminati.
Un consiglio che mi sento di darvi è quello di non abbandonare mai il sentiero principale: ancora oggi si contano un altissimo numero di incidenti che colpiscono prevalentemente bambini, principali vittime di questi spregevoli ordigni concepiti esclusivamente per mutilare le vittime. Siamo arrivati alla fine di questo viaggio e colgo l’occasione per ringraziare per la stupenda compagnia: Massimo, Nicola, Gigi.
Mr.Olimpio, Alessandro e Domenico
Alcuni particolari interni……
…………..ed esterni.
Circa la metà delle costruzioni sono parzialmente in piedi in condizioni pessime mentre il resto è crollato, seppellito nel terreno e dimenticato dal tempo.
Siamo nell’anno 800. Mentre nelle Americhe si consumava misteriosamente il collasso della civiltà maya e l’Europa annaspando negli anni bui del Medioevo incoronava Carlo Magno imperatore del Sacro Romano Impero, in questa parte del mondo un principe Khmer saliva al trono di Shiva gettando le basi del suo nuovo regno non lontano da Roluos. Il suo successore Suryavarman II, di origine Malese, si fece consacrare “imperatore universale” gettando le basi di una grande capitale e così nacque il primo sito di Angkor, uno dei più vasti complessi esistenti sulla terra……..questa è la sua entrata.
Angkor da sempre ha saputo eccitare la mia fantasia ed ora sono qua, nel più grande, nel più famoso di tutti i templi: l’Angkor Wat dove le sue torri, che hanno colpito l’immaginazione di tutto il mondo sono la sua bandiera. Entro lentamente assaporando questi istanti ………….. ripensando a quante volte le immagini sulla carta patinata o in alcune scene di film hanno stimolato i miei sogni. Mi accompagnano le Apsaras, onnipresenti sulle pareti dei tempi di Angkor, corpi aggraziati con volti angelici che più che rappresentare uno spettacolo sono un rito sacro in movimento, ballerine che riproducono il grande Naga, il serpente creatore della Cambogia.
Cammino per ore in questo scenario onirico. Ovviamente il tempio principale si vede solo scostando tonnellate di turisti, ma L’Angkor Wat è qui in tutto il suo splendore.
Le massime espressioni della cultura Khmer da sempre sono la scultura e la danza. Perfetta sintesi di queste due arti sono le Apsaras (danzatrici celesti) ed i bassorilievi scolpiti sul muro esterno.
Capolavori che si mostrano in tutto il loro splendore, i più belli di tutta Angkor, rappresentano il centro per l’universo induista: storie di guerre tra Rama e Ravana e poi eserciti guerrieri, divinità Indù, storie di Krishna, Rama il re Indra che va in battaglia con il suo seguito……… e nemmeno la giungla, il sole cocente e fori di proiettile lasciati dai Khmer Rossi sono riusciti a cancellare la magia e il fascino di questo posto.
Ti controllano dall’alto con gli occhi puntati in tutte le direzioni dell’impero Khmer …….. i loro volti ti guardano con impassibile totale distacco, e rimarranno impressi per sempre nella memoria di chi li guarda, fanno la guardia ad un mondo che rifiuta di estinguersi carichi di significati enigmatici ……….. come enigmatica fu la sua origine. Sorto in un’epoca di transizione da bramanesimo a buddhismo siamo a Angkor bayon, si tratta di un edificio sacro dedicato agli dei adorati nel medioevo dalla popolazione Khmer.
Costruito dal primo re di Angkor che si autoproclamò “ re del mondo”, un altro dio…………. tecnica piramidale a diversi livelli che rappresentano il Naga alla prima terrazza, il Garuda nella seconda e poi altre divinità nelle successive, con gradini alti per slanciare la piramide al cielo.
Elefanti agli angoli simbolo dell’eternità mentre i leoni sorvegliano l’entrata. Bellissima la torre centrale che ricorda l’Angkor Wat.
Banteay Samre è un piccolo gioiello ben conservato è il punto d’arrivo di un lungo viale che lo collega ad altri templi.
I fregi rappresentano Shiva e Vishnu.
……in un contesto che trasmette una serenità infinita la mia immaginazione vaga tra questi edifici oramai abbandonati arsi dal sole di centinaia di estati ma capaci anche oggi, a distanza di secoli, di regalare forti emozioni, un miraggio……..no un gioiello.
………………………..interamente tappezzato di bassorilievi oserei dire talmente perfetti che si potrebbero passare ore ad ammirarli, veri e propri capolavori artigianali. Siamo a Banteay Srei e queste foto parlano da sole.
Chiamata anche “cittadella delle donne”, è praticamente stupendo. E’ impossibile descrivere in poche parole capolavori di queste proporzioni, e a volte anche le foto fanno fatica a dare potenza delle immagini.
A Baphuon non resta niente dell’antico splendore tranne un ammasso di pietre……..
………ma a me piace ricordarla com’era nel suo massimo splendore, un autentico capolavoro, massima espressione architettonica propria dell’arte khmer. Costruire edifici di queste proporzioni era un’impresa per quel tempo, pagata ora a caro prezzo……
Lungo il viale ai bordi del palazzo reale fu costruita questa terrazza chiamata degli elefanti, e da qui la corte reale assisteva agli spettacoli nella grande piazza.
Il tempio di Beng Mealea è ancora invaso dalla vegetazione, pochi i turisti, siamo a una sessantina di km da Siem Reap. Lasciamo uno sterrato per incamminarci su un antico viale.
Quello che si apre davanti è un palcoscenico imprigionato da una soffocante vegetazione, cumuli di pietra e soffitti crollati tra i quali è possibile intravedere particolari sui quali la natura non ha ancora avuto il sopravvento.
Ma si resta a bocca aperta davanti a rovine così portenti, orgogliose di sopravvivere alla potenza della natura.
Arriviamo in mattinata nel sito archeologico di Koh Ker – Chok Gargyar, rimasta isolata a causa della presenza massiccia di mine inesplose, da qualche anno è accessibile grazie ad un corridoio che forma un’ampia zona sminata, ma l’isolamento questa volta non ha giovato alla conservazione del patrimonio artistico. Qui la vegetazione la fa da padrona ed i predatori hanno fatto scempio di quello che rimaneva.
Il sito si raccoglie nel suo nucleo centrale nel quale troviamo il tempio di stato con altre strutture minori.
Interessante è questa piramide dove in cima, distrutta dalle mine khmer, un colossale linga citato in alcune iscrizioni d’epoca dominava quella che un tempo fu una capitale.
La bellezza del Ta Prohm, sembrerà strano, è la sua decadenza, la sua apparente mancanza di cure, il suo essere stato dimenticato e lasciato in balia degli elementi. Un posto che trasuda millenni da tutto, dalle pietre, dalle piante immense che inghiottono, avvolgono con i loro tentacoli edifici maestosi.
Uno scontro impari tra la forza dell’uomo e quella della natura. Ma qui è la natura a fare da padrona, e le radici degli alberi strangolano gli edifici rivendicando la proprietà del sito utilizzato per girare il film Tomb Raider e ispiratore di molti scrittori.
Ta Keo ha una forma piramidale circondata da un fossato, rappresenta il Monte Meru. Iniziato intorno all’anno 1000 e mai terminato, è imponente e massiccio ma non mi trasmette nessuna sensazione al contrario di altri siti.
I guerriglieri Khmer hanno seminato di mine il territorio cambogiano per anni. Secondo gli specialisti in Cambogia vi sono circa 10 MILIONI di mine, e ci vorranno decine di anni per bonificare il suolo. I siti archeologici principali sono accessibili solo tramite sentieri sminati.
Un consiglio che mi sento di darvi è quello di non abbandonare mai il sentiero principale: ancora oggi si contano un altissimo numero di incidenti che colpiscono prevalentemente bambini, principali vittime di questi spregevoli ordigni concepiti esclusivamente per mutilare le vittime. Siamo arrivati alla fine di questo viaggio e colgo l’occasione per ringraziare per la stupenda compagnia: Massimo, Nicola, Gigi.
Mr.Olimpio, Alessandro e Domenico
Costruito dal primo re di Angkor che si autoproclamò “ re del mondo”, un altro dio…………. tecnica piramidale a diversi livelli che rappresentano il Naga alla prima terrazza, il Garuda nella seconda e poi altre divinità nelle successive, con gradini alti per slanciare la piramide al cielo.
Elefanti agli angoli simbolo dell’eternità mentre i leoni sorvegliano l’entrata. Bellissima la torre centrale che ricorda l’Angkor Wat.
Banteay Samre è un piccolo gioiello ben conservato è il punto d’arrivo di un lungo viale che lo collega ad altri templi.
I fregi rappresentano Shiva e Vishnu.
……in un contesto che trasmette una serenità infinita la mia immaginazione vaga tra questi edifici oramai abbandonati arsi dal sole di centinaia di estati ma capaci anche oggi, a distanza di secoli, di regalare forti emozioni, un miraggio……..no un gioiello.
………………………..interamente tappezzato di bassorilievi oserei dire talmente perfetti che si potrebbero passare ore ad ammirarli, veri e propri capolavori artigianali. Siamo a Banteay Srei e queste foto parlano da sole.
Chiamata anche “cittadella delle donne”, è praticamente stupendo. E’ impossibile descrivere in poche parole capolavori di queste proporzioni, e a volte anche le foto fanno fatica a dare potenza delle immagini.
A Baphuon non resta niente dell’antico splendore tranne un ammasso di pietre……..
………ma a me piace ricordarla com’era nel suo massimo splendore, un autentico capolavoro, massima espressione architettonica propria dell’arte khmer. Costruire edifici di queste proporzioni era un’impresa per quel tempo, pagata ora a caro prezzo……
Lungo il viale ai bordi del palazzo reale fu costruita questa terrazza chiamata degli elefanti, e da qui la corte reale assisteva agli spettacoli nella grande piazza.
Il tempio di Beng Mealea è ancora invaso dalla vegetazione, pochi i turisti, siamo a una sessantina di km da Siem Reap. Lasciamo uno sterrato per incamminarci su un antico viale.
Quello che si apre davanti è un palcoscenico imprigionato da una soffocante vegetazione, cumuli di pietra e soffitti crollati tra i quali è possibile intravedere particolari sui quali la natura non ha ancora avuto il sopravvento.
Ma si resta a bocca aperta davanti a rovine così portenti, orgogliose di sopravvivere alla potenza della natura.
Arriviamo in mattinata nel sito archeologico di Koh Ker – Chok Gargyar, rimasta isolata a causa della presenza massiccia di mine inesplose, da qualche anno è accessibile grazie ad un corridoio che forma un’ampia zona sminata, ma l’isolamento questa volta non ha giovato alla conservazione del patrimonio artistico. Qui la vegetazione la fa da padrona ed i predatori hanno fatto scempio di quello che rimaneva.
Il sito si raccoglie nel suo nucleo centrale nel quale troviamo il tempio di stato con altre strutture minori.
Interessante è questa piramide dove in cima, distrutta dalle mine khmer, un colossale linga citato in alcune iscrizioni d’epoca dominava quella che un tempo fu una capitale.
La bellezza del Ta Prohm, sembrerà strano, è la sua decadenza, la sua apparente mancanza di cure, il suo essere stato dimenticato e lasciato in balia degli elementi. Un posto che trasuda millenni da tutto, dalle pietre, dalle piante immense che inghiottono, avvolgono con i loro tentacoli edifici maestosi.
Uno scontro impari tra la forza dell’uomo e quella della natura. Ma qui è la natura a fare da padrona, e le radici degli alberi strangolano gli edifici rivendicando la proprietà del sito utilizzato per girare il film Tomb Raider e ispiratore di molti scrittori.
Ta Keo ha una forma piramidale circondata da un fossato, rappresenta il Monte Meru. Iniziato intorno all’anno 1000 e mai terminato, è imponente e massiccio ma non mi trasmette nessuna sensazione al contrario di altri siti.
I guerriglieri Khmer hanno seminato di mine il territorio cambogiano per anni. Secondo gli specialisti in Cambogia vi sono circa 10 MILIONI di mine, e ci vorranno decine di anni per bonificare il suolo. I siti archeologici principali sono accessibili solo tramite sentieri sminati.
Un consiglio che mi sento di darvi è quello di non abbandonare mai il sentiero principale: ancora oggi si contano un altissimo numero di incidenti che colpiscono prevalentemente bambini, principali vittime di questi spregevoli ordigni concepiti esclusivamente per mutilare le vittime. Siamo arrivati alla fine di questo viaggio e colgo l’occasione per ringraziare per la stupenda compagnia: Massimo, Nicola, Gigi.
Mr.Olimpio, Alessandro e Domenico
e tutte le donne che ci hanno accompagnato …. CIAOOOO alla prossima.
Considerazioni finali.
La Cambogia è un paese che non ha mai fatto pienamente i conti con il suo passato ………………… gran parte della classe dirigente attuale in larga parte è composta da ex Khmer Rossi.
Non voglio entrare nel merito della loro utopistica ossessione volta a creare una perfetta società socialista, decontaminata da ogni traccia culturale e capitalista che a loro modo di vedere aveva corrotto l’uomo. L’hanno già fatto altri più preparati, prima di me.
Ma di un mondo Occidentale che vuoi per ideologia, vuoi per cattiva conoscenza, si rifiutò di prendere atto di questo orrore……………… Sono convinto che bisogna avere sempre il coraggio delle proprie opinioni, senza lasciare che le informazioni ti scivolino addosso o ti travolgano, e che fare delle scelte è sempre meglio che non farle, ma capire che lo schierarsi a volte è un onore e un ònere che bisogna ritagliarsi.
Già nel 1975 quando stava per iniziare il terrore dei Khmer Rossi, coraggiosi direttori di testate giornalistiche che denunciarono esecuzioni di massa vennero rimossi, con la motivazione che avevano infangato con fotomontaggi un glorioso movimento di liberazione anti imperialista. Nello stesso anno il Comitato Centrale del P.C.I votò una risoluzione a favore di quello che definì “ eroica resistenza del popolo cambogiano”, esprimendo piena solidarietà a Pol Pot e appoggio ai combattenti. I telegiornali sempre di quegli anni tennero un basso profilo sull’intera vicenda, e non potendo farne a meno fecero il minimo, trasmettendo immagini sull’esodo della popolazione civile, e vennero quindi messi all’indice da “l’Unità” organo ufficiale del P.C.I che definì i telegiornali “esibizione di parzialità e di menzogne”……………… fu una generazione che si convinse che tutto le fosse dovuto, che tutto fosse inesauribile, che il mondo fosse a loro disposizione, e mi fa sorridere il pensare che i loro figli oggi ci raccontano quello che dobbiamo e non dobbiamo fare ………………………………….
Non voglio entrare nel merito della loro utopistica ossessione volta a creare una perfetta società socialista, decontaminata da ogni traccia culturale e capitalista che a loro modo di vedere aveva corrotto l’uomo. L’hanno già fatto altri più preparati, prima di me.
Ma di un mondo Occidentale che vuoi per ideologia, vuoi per cattiva conoscenza, si rifiutò di prendere atto di questo orrore……………… Sono convinto che bisogna avere sempre il coraggio delle proprie opinioni, senza lasciare che le informazioni ti scivolino addosso o ti travolgano, e che fare delle scelte è sempre meglio che non farle, ma capire che lo schierarsi a volte è un onore e un ònere che bisogna ritagliarsi.
Già nel 1975 quando stava per iniziare il terrore dei Khmer Rossi, coraggiosi direttori di testate giornalistiche che denunciarono esecuzioni di massa vennero rimossi, con la motivazione che avevano infangato con fotomontaggi un glorioso movimento di liberazione anti imperialista. Nello stesso anno il Comitato Centrale del P.C.I votò una risoluzione a favore di quello che definì “ eroica resistenza del popolo cambogiano”, esprimendo piena solidarietà a Pol Pot e appoggio ai combattenti. I telegiornali sempre di quegli anni tennero un basso profilo sull’intera vicenda, e non potendo farne a meno fecero il minimo, trasmettendo immagini sull’esodo della popolazione civile, e vennero quindi messi all’indice da “l’Unità” organo ufficiale del P.C.I che definì i telegiornali “esibizione di parzialità e di menzogne”……………… fu una generazione che si convinse che tutto le fosse dovuto, che tutto fosse inesauribile, che il mondo fosse a loro disposizione, e mi fa sorridere il pensare che i loro figli oggi ci raccontano quello che dobbiamo e non dobbiamo fare ………………………………….
E che dire dell’Onu……………… che con la risoluzione 34/2A del 21.9.1979 stabilì che il governo della Kampuchea Democratica (nome usato dalla Cambogia tra il ‘73 e il ‘79) rappresentava legalmente il paese, e condannò “l’aggressione vietnamita” (i quali denunciarono e documentarono al mondo gli orrori di quegli anni) con la risoluzione 34/22 del 14.9.1979. …………….. lasciando a Pol Pot, a questo miserabile assassino il riconoscimento legale di un seggio presso le Nazione Unite. …………….
FINE
p.s. …………….. volevo cancellare le pagine seguenti non essendo in linea con l’indirizzo di questo Blog. E’ una semplice riflessione su scelte azzardate fatte dall’ONU in questi giorni sulla Libia, convinto che tanto non la leggerà quasi nessuno…….
L’ONU subisce costantemente pressioni esterne, veti incrociati, correnti di interessi di campo. Esempio di questi giorni è la crisi libica, sotto forti pressioni Francesi e Inglesi. L’ONU ratifica la risoluzione 1970 del 26.02.2011 del consiglio di sicurezza con 10 voti favorevoli e 5 astenuti, che sancisce il ricorso alla forza bellica ed ai bombardamenti aerei contro le truppe del colonnello libico M. Gheddafi. Io mi chiedo: ma se il mondo interviene oggi in Libia, quali scuse o pretesti potrebbe inventare dalle richieste di Gaza o della Costa D’Avorio o altri paesi in guerra??
Sappiamo tutti chi sia il personaggio Gheddafi, e tutti chi più chi meno con il colonnello hanno fatto i propri interessi fino a ieri e non mi stupisce che ci siano soprattutto i Francesi in prima fila a spingere per un intervento in Libia, avendoci già provato in passato a farlo fuori più volte ( probabilmente anche con il disastro dell’Itavia ).
Qualche malizioso, forse, potrebbe sostenere che l’obbiettivo è cambiare l’amministrazione attuale per poter rivendicare nuovi vantaggiosi contratti con un eventuale governo futuro……….. O potremmo pensare che queste persone si prodigano così tanto sotto la copertura ONU per salvare la popolazione dal tiranno di turno……………………pensatela come volete, ma ricordiamoci che in Libia, come in Iraq, è il petrolio che determina il rapporto del paese con il resto del mondo.
E poi chi lo sostituisce…………….. un nuovo Gheddafi di turno ovviamente, che dica sempre sì specie ai suoi protettori che si sono così prodigati per mandarlo al potere. Ma non sarà così semplice. 100anni fa la popolazione libica era divisa in tribù ed oggi le cose sono come allora. Non è cambiato niente; il senso di appartenenza tribale prevale sulle ragioni di stato. Il colonnello Gheddafi è un beduino del deserto, come lui ama definirsi, a capo di centinaia di famiglie che appartengono alla sua tribù, ed è per questo che sarà difficile toglierlo di mezzo, a meno che non si intenda eliminare non soltanto il suo clan, ma anche le tribù a lui fedeli alleate, e le ritorsioni tribali rimarranno sempre con il rischio di trasformare la Libia in una Somalia; è gente che non dimentica, legata da sempre a leggi non scritte ma che tutti conoscono e rispettano.
A onor di cronaca nonostante siano da anni sotto una dittatura, non ho mai visto i libici su quelle che vengono definite “carrette del mare” in direzione Lampedusa. Non ho mai visto libici occupati in lavori di basso profilo. Tutto questo mi porta a farmi un’opinione del tutto personale su questa vicenda, ed è che in fondo, volente o dolente, Gheddafi in Libia ha fatto quello che in Africa non è mai avvenuto: una ridistribuzione delle risorse attraverso infrastrutture che hanno portato la Libia in una fase di sviluppo sorprendente.
Qualche malizioso, forse, potrebbe sostenere che l’obbiettivo è cambiare l’amministrazione attuale per poter rivendicare nuovi vantaggiosi contratti con un eventuale governo futuro……….. O potremmo pensare che queste persone si prodigano così tanto sotto la copertura ONU per salvare la popolazione dal tiranno di turno……………………pensatela come volete, ma ricordiamoci che in Libia, come in Iraq, è il petrolio che determina il rapporto del paese con il resto del mondo.
E poi chi lo sostituisce…………….. un nuovo Gheddafi di turno ovviamente, che dica sempre sì specie ai suoi protettori che si sono così prodigati per mandarlo al potere. Ma non sarà così semplice. 100anni fa la popolazione libica era divisa in tribù ed oggi le cose sono come allora. Non è cambiato niente; il senso di appartenenza tribale prevale sulle ragioni di stato. Il colonnello Gheddafi è un beduino del deserto, come lui ama definirsi, a capo di centinaia di famiglie che appartengono alla sua tribù, ed è per questo che sarà difficile toglierlo di mezzo, a meno che non si intenda eliminare non soltanto il suo clan, ma anche le tribù a lui fedeli alleate, e le ritorsioni tribali rimarranno sempre con il rischio di trasformare la Libia in una Somalia; è gente che non dimentica, legata da sempre a leggi non scritte ma che tutti conoscono e rispettano.
A onor di cronaca nonostante siano da anni sotto una dittatura, non ho mai visto i libici su quelle che vengono definite “carrette del mare” in direzione Lampedusa. Non ho mai visto libici occupati in lavori di basso profilo. Tutto questo mi porta a farmi un’opinione del tutto personale su questa vicenda, ed è che in fondo, volente o dolente, Gheddafi in Libia ha fatto quello che in Africa non è mai avvenuto: una ridistribuzione delle risorse attraverso infrastrutture che hanno portato la Libia in una fase di sviluppo sorprendente.
Ho dei dubbi sull’idea di imporre la democrazia sulla punta del fucile. Ho l’impressione che Iraq e Afghanistan non abbiano insegnato niente. Ricordo quando Tony Blair prometteva al mondo che l’Occidente avrebbe combattuto guerre in nome di valori e non per interesse…….. io queste buone intenzioni le ho fatte mie credendoci con l’ingenuità dei miei vent’anni, dimenticando che le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni mentre realtà più drammatiche non interessano a nessuno tranne alle multinazionali che in questo continente fanno affari d’oro, perché paesi stabili in un posto ricco di materie prime come l’Africa non coincidono con gli interessi delle grandi corporazioni.
D’altronde vi siete mai chiesti come mai in un continente come l’Africa siano solo multinazionali straniere a fare affari? A queste persone della popolazione civile non frega niente, sapete nel mondo quanti focolai di rivoluzioni, quante guerre, ribellioni civili, guerre annunciate e scioperi della fame ci sono nei quali i Rambetti di turno Anglo-Francesi si potrebbero tuffare …….. tantissimi che non ve ne potete immaginare :
D’altronde vi siete mai chiesti come mai in un continente come l’Africa siano solo multinazionali straniere a fare affari? A queste persone della popolazione civile non frega niente, sapete nel mondo quanti focolai di rivoluzioni, quante guerre, ribellioni civili, guerre annunciate e scioperi della fame ci sono nei quali i Rambetti di turno Anglo-Francesi si potrebbero tuffare …….. tantissimi che non ve ne potete immaginare :
-Costa d’Avorio: Gbagbo ordina all’esercito di chiudere i confini del paese dopo le elezioni perse per soffocare le proteste nel silenzio, Quattara chiede all’ ONU che preferisce rimanere a guardare di usare la forza contro il presidente uscente, ma ormai è guerra civile.
-Filippine: Tentativi di negoziati di pace con le forze rivoluzionarie (MILF), mentre i New People’s Army continuano la loro guerriglia.
-Somalia: Scontri armati tra corti islamiche forze e dell’U.Africana appoggiate dai governativi a Mogadiscio, mentre truppe somale si scontrano con forze etiopi nella Somalia centrale, ed i civili ci vanno sempre di mezzo.
-Pakistan: Ribelli uccisi negli scontri nella valle Swat e nella regione Mohmand, anche se ormai non fanno più notizia.
-Darfur: M.Minnawi leader del Sudan Liberation Army ha comunicato che è pronto a scatenare una guerra civile.
-Iran: Attentati sunniti si susseguono in tutto il paese, le rivolte vengono affogate nel sangue.
-Birmania: Scontri tra esercito e le brigate (SSA).
-Nigeria: Stragi tra bande di cristiani armate e bande islamiche, con attacchi da ambo le parti che si susseguono costantemente.
-Siria: A Damasco vige la legge marziale : elicotteri e carri armati contro i manifestanti con morti e feriti.
-Egitto: Dopo la destituzione di Mubarak continuano gli scontri tra Cristiani e Musulmani nel silenzio totale.
-India: Continuano gli scontri tra governo centrale e le forze maoiste naxalite.
-Mauritania: L’Esercito ha sventato un attacco pianificato da forze rivoluzionarie con l’appoggio di al-Qaeda nel Maghreb islamico.
-Somaliland: Combattimenti scoppiati a Kaslshale tra esercito e miliziani (SSC).
-Puntland: Soldati del Puntland disertano per formare una milizia con lo scopo di rovesciare il governo.
-Ethiopia: Scontri armati tra esercito e (OLF).
…………questi sono alcuni paesi nelle cronache degli ultimi mesi, e poi ci sono le guerre africane oramai dimenticate in paesi il cui unico peccato è quello di avere il sottosuolo più ricco del pianeta.
2) Congo
10) Gabon
12) Guinea
13) Madagascar
2 Nazioni che richiedono il riconoscimento internazionale e l'indipendenza:
………….e come ciliegina sulla torta che dire di: 1 miliardo di persone senza accesso all’acqua, 1.3 miliardi di persone che vivono con 1 dollaro al giorno e poi le rivolte del pane, dei generi alimentari che negli ultimi mesi sono raddoppiati, un sacco di farina di manioca è passato da 36 a 72 euro con aumenti simili anche per olio, carne , pesce. Per noi rappresentano pochi spiccioli ma per altri è la differenza tra la vita e la morte per fame. Ma chissenefrega, lamentiamoci pure degli extracomunitari che ci invadono, lamentiamoci degli sforzi economici per sostenerli a casa loro……è più semplice e anche più facile continuare a lamentarci su spiccioli……….sì, alla fine stiamo parlando di quattro soldi per una grande nazione come la nostra, rispetto a quello che stiamo buttando per bombardare la Libia che ammonta a circa 100 milioni di dollari al GIORNO. Sorge spontanea una domanda: se non ci fosse stato il petrolio in Libia ci sarebbero stati lo stesso i bombardamenti? ……………………….. lascio a voi la risposta.
Se siete arrivati fino qui, e sarete sicuramente in pochi, potreste pensare che nonostante tutto sono quattro cazzate scritte da uno con molto tempo da perdere, oppure .....................potrebbe sorgervi un dubbio sull’intera vicenda e cominciare a pensare ...................bene, se sono riuscito in quest'ultimo intento vuol dire che queste pagine sono servite a qualcosa.
Milano 15 marzo 2011.
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